(2013)
E’ stato un Clinic diverso dagli altri, un modo differente di concepire il Minibasket e il Basket giovanile e si è tenuto a Colonia del Sacramento, una piccola città sul Mar de la Plata, definita dall’Unesco “patrimonio dell’umanità”, tanta è la sua semplicità e naturalezza.
Prima dell’inizio del Clinic ogni partecipante ha esposto il proprio modo di concepire e insegnare il Minibasket e il Basket; è stato un incontro di persone che amano il Minibasket e il basket e io l’unico italiano invitato al Clinic ho portato il mio contributo alla causa della promozione di un Basket più Educativo e meno competitivo.
Il Clinic “Progetto Basketball Educativo” si è basato su 5 concetti molto importanti:
1) valorizzare la persona;
2) gioco-sport e sport per tutti senza nessuna discriminazione (integrativo e inclusivo);
3) il gioco, il gioco-sport e lo sport fanno bene alla salute;
4) lo sport deve rispettare la natura;
5) lo sport è un veicolo di pace.
Al Clinic hanno partecipato Istruttori e Allenatori provenienti da Uruguay, Argentina, Spagna, Cile, Bolivia, Messico, Spagna, Brasile: una miscela di persone con culture, idee ed emozioni diverse, ma con una voglia di ritornare a credere che il Minibasket e il basket giovanile debbano e possano ritornare ad essere più veri e adatti ai bambini e ai giovani.
In quasi tutti i Paesi dell’America Latina prima degli 8 anni a scuola e nei Club gli Insegnanti propongono un’attività motoria di base, educazione e sviluppo degli schemi motori di base e il gioco è la base principale da cui partire.
A 8-9 anni (Pre-Minibasket) i bambini giocano 3 c 3 (concentramenti di 8-10 Club in una città, partite 3 c 3 incrociate a metà campo, 5 tempi da 8’ ciascuno, 12 giocatori/trici, 2 tempi obbligatori a testa nei primi 4 tempi, nel 5° tempo cambi liberi, canestri e palloni di Minibasket).
A 10-11 anni inizia il Minibasket vero e proprio (tornei, 5 c 5, 4 tempi da 10’ ciascuno, difesa individuale obbligatoria).
Dai 12 ai 17 anni si chiama Attività Infantile e fino ai 19 anni Attività Giovanile (regole F.I.B.A., campionati con fasi provinciali, regionali e nazionali).
Sicuramente in questi Paesi c’è meno esasperazione nelle competizioni, il basket deve ritornare ad essere amato e scelto dai giovani, gli Istruttori e gli Allenatori devono “ripensare” un nuovo modo di insegnare il Minibasket e il basket, che sono e devono rimanere due cose differenti.
In Uruguay il basket è al secondo posto nelle scelte dei bambini, perché tutti vogliono giocare a calcio, in Brasile, Argentina e Cile, il basket è molto importante a livello scolastico e di Club; in molte città si organizzano tornei di Streetball con musica, animazione e altri intrattenimenti.
Oltre al sottoscritto, sono stati invitati importanti relatori che hanno dissertato sul significato di Basket Educativo, di educazione e rispetto la persona, sulla preparazione e sulla competenza degli Istruttori e degli Allenatori, sulla lealtà e sull’etica comportamentale.
Insomma un modo diverso di concepire il Minibasket e il basket giovanile, più tranquillità, buon senso, senza selezioni precoci: un basket per tutti.
Dopo l’apertura del Clinic effettuata da Hector Zambra, che ha ribadito che il Minibasket non deve essere competitivo, ma un gioco per tutti e il Basket giovanile non deve essere troppo stressante (per evitare l’abbandono precoce), ho parlato del mio modo di intendere il Minibasket, della mia filosofia di insegnamento e dell’importanza della preparazione degli Istruttori.
Ho sottolineato l’importanza di non precocizzare la tecnica e i ruoli nel Minibasket, di non anticipare i tempi per ottenere risultati rapidi, il bambino è come la natura, deve rispettare i tempi: calma, serenità e buon senso!
A seguire ha parlato l’argentino Alejandro Orbelli, presentando un grande lavoro sulla variabilità delle proposte motorie e sportive da presentare ai bambini e a giovani a scuola e nei Club, dell’importanza del pensiero logico; si è inoltre soffermato sul concetto di non dare soluzioni alle proposte tecniche presentate, ma farle trovare ai bambini e ai giovani.
Alberto Espasandin, esponente della Federazione di basket dell’Uruguay, ha parlato della ricerca e dell’identificazione del talento in Uruguay. Un percorso molto difficile da attuare perché il calcio occupa quasi totalmente le menti dei bambini e dei giovani di questo Paese.
Nel pomeriggio lo spagnolo Joxan Botas (che lavora nell’ambito del basket in carrozzina) ha trattato un argomento di estremo interesse dal titolo “L’apprendimento significativo dei valori della persona”, affermando che l’Istruttore e l’Allenatore devono essere dei Formatori e degli Educatori. Con i diversamente abili bisogna essere prima delle persone e poi dei tecnici; loro hanno bisogno di comprensione, di amore e di rispetto, se tu li rispetti loro ti rispettano.
Nella seconda giornata il brasiliano Geremias Wanderson ha presentato il progetto “Cultura: un canestro”, dove oltre al basket c’è l’arte, la pittura, la musica, l’ecologia, la giocoleria, la poesia (il basket è poesia, però bisogna recitarlo bene), il rispetto della natura, lo stare assieme. Lui insegna basket nelle favelas brasiliane, ha avuto grandi difficoltà all’inizio per cercare di recuperare i bambini analfabeti e i giovani senza genitori, i bambini di strada, i bambini che avevano paura di fallire nella vita.
Successivamente ho parlato della Fondazione Maurizio Mondoni in Colombia, del lavoro che ho iniziato assieme all’amico Carlos per aiutare i bambini colombiani a giocare a Minibasket, a divertirsi e a sognare un futuro migliore.
Ruben Suarez ha parlato dell’importanza dello Streetball in Uruguay, cioè di far conoscere il basket alla gente, con momenti di musica, animazione, partite nelle strade, gente che guarda.
Il cileno Eduardo Fuentes ha parlato degli apprendimenti trasversali nel basket, del bisogno di recuperare i valori della vita, delle Agenzie Educative. L’Istruttore di Minibasket deve lavorare con il cuore e il bambino deve sognare!
Mario Mouche (grande personaggio, ex preparatore atletico della nazionale argentina di basket, medaglia d’oro ai Giochi Olimpici di Atene 2004) ha svolto un allenamento delle capacità motorie e senso-percettive con giovani di 14-15 anni. Ha presentato una serie impressionante di esercizi di velocizzazione dei piedi, con molte varianti (nel tempo e nello spazio) e ha ribadito il concetto che prima di insegnare la tecnica è importante educare e allenare le capacità motorie individuali dei giocatori.
Il giorno seguente l’argentino Adrian Binderup ha parlato di sovrappeso e di obesità dei bambini, di insegnare un corretto stile di vita, un’alimentazione corretta e adeguata all’età (meno Internet e più Internos).
Successivamente ho presentato in palestra una serie di esercizi e giochi di educazione e sviluppo delle capacità motorie adatti ai bambini di 11 anni che sono sfociati successivamente in esercizi di palleggio, tiro, passaggio e difesa e partendo dall’1 c 1 sono arrivato al 3 c 3 in forma libera. Ho lavorato con bambini con poca tecnica, ma veloci, abili, creativi e fantasiosi.
L’argentino Gabriel Fessia ha parlato di formazione tattica dal Minibasket al Basket giovanile. Dai 6 ai 10 anni, ha sottolineato, sono i bambini (non l’Istruttore) che scelgono la tattica migliore per concludere a canestro (creatività, fantasia motoria, tattica individuale principalmente, è difficile che giochino con un compagno, sono molto egoisti).
L’Istruttore deve lavorare su situazioni reali di gioco (1 c 1, al massimo 2 c 2 e situazioni di sovrannumero e sottonumero). Il bagaglio motorio, dal quale il bambino deve attingere durante il gioco, deve essere ampio: la coordinazione è la base della tattica ed è importante “giocare per apprendere e apprendere per giocare”.
La tattica è il comportamento del bambino in relazione a ciò che succede durante il gioco: basta schemi rigidi di gioco, lasciamo che i bambini e i giovani inventino!
E’ importante mettere in condizione il bambino di conoscere ciò che può fare con il proprio corpo nello spazio e nel tempo, non gli si deve mai fornire la soluzione di un compito motorio da eseguire, dobbiamo metterlo in condizione di prendere delle decisioni mentre gioca.
L’argentino Mario Mouche ha parlato dell’importanza per il bambino e per il giovane di prendere delle decisioni durante il gioco. I muscoli eseguono solo ciò che decide il cervello, quindi occorre educare e sviluppare le capacità senso-percettive (allenamento neuro-muscolare).
Nella sessione teorica ho presentato una ricerca sull’individuazione del talento e l’argentino Adrian Binderup ha trattato “L’allenamento della forza dai 6 ai 18 anni”.Argomento molto interessante: a 6 anni irrobustimento della parete addominale, dorsale, arti inferiori e superiori, non si deve caricare la colonna vertebrale, no stretching, no pliometria, no esercizi con gli elastici, ma solo educazione e sviluppo delle capacità motorie individuali (carico del proprio corpo, palla e piccoli attrezzi). Gioco e allenamento multilaterale, educazione delle capacità coordinative, piccoli attrezzi e solo successivamente (rispettando le leggi dell’accrescimento) aumento del carico e lavoro sulla forza (esplosiva, resistente, massima).
Al termine del Clinic Hector Zambra ha tirato le conclusioni sul concetto di Basket Educativo, sulla formazione degli Istruttori Minibasket e del settore giovanile, che devono essere competenti, intelligenti e creativi.
I concetti più importanti emersi dal Clinic sono:
• “insegnare a insegnare”;
• rispetto del bambino e del giovane (tu vali, tu puoi, io ti devo aiutare a essere te stesso);
• Minibasket a misura di bambino e basket giovanile a misura di giovane senza esasperazione;
• no alla specializzazione precoce;
• fair-play in campo e fuori;
• il Minibasket e il Basket, se ben insegnati, favoriscono un corretto sviluppo mentale del bambino e del giovane;
• non bisogna codificare subito delle regole rigide, ma bisogna partire da ciò che è in grado di fare il bambino (non bisogna dirgli cosa fare, ma partire da ciò che sa fare);
• apprendimento e insegnamento devono andare di pari passo;
• il Minibasket è poesia;
• il Minibasket e il basket sono musica: basta suonarla bene;
• il basket è integrazione;
• il Minibasket è come il fuoco, bisogna accenderlo bene, evitare che si spenga e mantenere accesa la fiamma;
• vincere o confrontarsi? Confrontarsi per vedere quanto una persona vale;
• non punire l’errore, fornire rinforzi positivi sempre;
• basta Istruttori che puniscono, che vogliono solo vincere e non rispettano i bambini;
• l’insegnamento della tecnica non è una necessità del bambino, è un imperativo dell’Istruttore”.
Prof. Maurizio Mondoni