Home » Comunicazione » Basketnet – Intervista al Prof. Maurizio Mondoni

Basketnet – Intervista al Prof. Maurizio Mondoni

Basketnet –  Intervista al Prof. Maurizio Mondoni

 
 
 
 
 Intervista tratta da www.basketnet.it
 
Continua la serie delle interviste ai personaggi che hanno fatto la storia della Pallacanestro Italiana.
Il direttore Raffaele Baldini intervista il Prof. Maurizio Mondoni, in occasione della pubblicazione del suo nuovo libro “Manuale di Pallacanestro. Tecnica e didattica” che puoi trovare anche su Amazon a questo link.
 
1) Come si è evoluto il modo di insegnare il Minibasket in funzione di bambini con educazioni diverse rispetto a generazioni passate?
Lo sport è impegno oggi come lo era nelle generazioni passate. Non è cambiano nulla o quasi.
I bambini di oggi hanno la settimana impegnata come fossero dei grandi manager, con la mamma nel ruolo del taxista che li scorazza da un corso di nuoto al corso di Minibasket.
In questo “tourbillon” di attività i bambini non riescono a sviluppare un interesse reale per una disciplina sportiva perché abituati a “saltabeccare” da un contesto all’altro e pertanto, dopo il primo entusiasmo per le novità, finiscono per abbandonare dopo il primo anno di pratica.
I bambini devono all’inizio “giocare allo sport” e poi potranno scegliere la disciplina sportiva che più piace e che meglio si addice a loro (“praticare lo sport”).
Giocando allo sport i bambini si sfidano nell’individuazione del più bravo, provano piacere a confrontarsi e vogliono vincere sempre.
[Tweet “Giocando allo sport i bambini si sfidano nell’individuazione del più bravo”]
Nella competizione si verifica in modo inequivocabile il confronto con la realtà, si lasciano sullo sfondo le insicurezze, si deve provare a vincere oppure a perdere, ci si deve impegnare in base alle proprie possibilità e migliorarsi ogni volta è come vincere! In questo contesto è importante rispettare le regole del gioco, l’avversario, i compagni, l’ambiente e soprattutto se stessi.
Uno degli aspetti più importanti che la competizione può trasmettere al bambino è il processo di maturazione di sé perché insegna a mettere in relazione la soddisfazione di un desiderio (la vittoria) con l’entità dell’impegno profuso.
L’Istruttore Minibasket deve essere prima di tutto un Educatore, per fare il Tecnico aspettiamo, non deve esserci una ricerca esasperata del talento, rispettiamo i ritmi di apprendimento e le leggi dell’accrescimento. Ci vuole pazienza e buon senso.
[Tweet “L’Istruttore Minibasket deve essere prima di tutto un Educatore”]
 
2) Come coniugare divertimento e insegnamento nei piccoli minicestisti?
Nel Minibasket, secondo me, non bisogna esagerare con gli allenamenti, giocare allo sport deve essere una gioia, un divertimento, un provare piacere a confrontarsi con se stesso e con gli altri (agonismo) e non il voler vincere a tutti i costi, costi quel che costi (antagonismo).
Nella “girandola” di figure adulte che interagiscono con i bambini (genitori, insegnanti, istruttori e operatori sportivi) è importante spiegare loro che per avere un minimo di risultato, non è sufficiente il talento personale, ma è invece necessaria una buona dose di sacrificio, la costanza nell’impegno e l’applicazione sistematica della propria volontà di impegnarsi per raggiungere l’obiettivo.
Facciamoli divertire, non stressiamoli, insegnamo loro a vincere e a perdere senza eccessive esaltazioni o pericolosi drammi. Il Minibasket è un gioco e come tale deve restare. Non è la pallacanestro in miniatura, ci sarà tempo dopo per insegnare le strategie offensive e difensive.
[Tweet “Il Minibasket è un gioco e come tale deve restare”]
3) I primi passi nella pallacanestro: tre chiari principi da far arrivare ai bambini
Secondo me questi tre sono chiari e condivisibili principi per far praticare ai bambini il Minibasket.
1) E’ importante presentare ai bambini il Minibasket come un gioco tra i giochi, così come il bambino che studia italiano, aritmetica, storia, geografia, da grande non necessariamente diventerà uno scrittore, uno storico, un matematico, così giocando a Minibasket non necessariamente diventerà un “cestista”, ma potrà diventare anche un dirigente, un arbitro, un Istruttore o anche solo un simpatizzante.
Il Minibasket sarà un grado preparatorio a scelte che il bambino, diventato ragazzo e poi fanciullo, farà successivamente, in modo del tutto libero e secondo le sue spinte motivazionali.
 
2) Giocando a Minibasket il bambino accresce la capacità di attenzione e di concentrazione, si prepara a “giocare con gli altri compagni”, socializza, comunica, misura le proprie capacità, si controlla, si migliora, educa le proprie capacità senso-percettive, gli schemi motori e posturali, le capacità e le abilità motorie, si diverte giocando liberamente.
[Tweet “Giocando a Minibasket il bambino accresce la capacità di attenzione e di concentrazione”]
Se bene insegnato, il Minibasket promuove:
-uno sviluppo muscolare armonico, infatti i quattro arti si muovono contemporaneamente nella corsa, nel palleggio, nel passaggio e nel tiro;
-adattamenti fisiologici importanti che preparano gli organi deputati alle grandi funzioni vitali, ai successivi impegni cardio-vascolari, respiratori e neuro-vegetativi;
-permette di trasformare progressivamente gli schemi motori di base in abilità specifiche (fondamentali di gioco) attraverso l’educazione e lo sviluppo delle capacità motorie.
 
3) Il bambino giocando con la palla scarica la propria aggressività, inventa gesti e movimenti nuovi, è creativo, possiede una buona capacità aerobica (non si stanca mai se il gioco lo interessa).  E’ statisticamente dimostrato che se un bambino gioca e si muove, migliora anche il proprio rendimento scolastico (scrive e legge meglio e manipola i numeri con più facilità), segue meglio le lezioni e sta più attento.
[Tweet “Il bambino giocando con la palla scarica la propria aggressività, inventa gesti e movimenti nuovi”]
4) Quali sono gli errori più frequenti che registra negli Istruttori che insegnano basket?
Il voler far gareggiare in competizioni agonisticamente troppo stressanti i bambini (il voler vincere a tutti i costi, l’aumento del carico di lavoro, l’ansia da competizione, lo stress), porta a squilibri fisici e psichici che alla lunga pagano in senso negativo.
Il bambino durante una competizione, una gara, deve confrontarsi con gli altri, deve cercare di migliorarsi e non deve mai essere completamente appagato.
Non possiamo ridurre il bambino ai punti realizzati in una partita, ciò è difficile da accettare da parte di chi si considera innanzitutto un Educatore.
I bambini-campioni nel Minibasket e nel basket giovanile sono spesso incoraggiati da loro genitori a vincere “a tutti i costi”, risolvendo così le loro angosce sociali e la loro corsa all’élite.
Il bambino-campione spesso è un insicuro, per vincere aumenta il numero degli allenamenti per far piacere ai genitori e al suo Istruttore. Per lui vincere è la cosa più importante della vita e quando perde insorgono drammi incredibili (ricatti, punizioni, ansia e stress).
L’Istruttore “sfrutta” il bambino per far risaltare la sua capacità di allenare, non lo considera come “persona”, ma come un oggetto da plasmare, da migliorare, per portarlo subito alla vittoria.
Difesa a zona nel Minibasket, blocchi, tanto non c’è il Miniarbitro! Schemi rigidi di gioco, zone-press, raddoppi difensivi: molti istruttori per vincere le partite nel Minibasket adottano questi metodi.
Bisogna togliere loro la tessera di Istruttore!
E’ facile anticipare i tempi di sviluppo delle capacità motorie, è facile aumentare i carichi di allenamento; così facendo si ottengono subito notevoli prestazioni e vittorie. Ma poi? Se non si vince più subentra lo scoramento, l’angoscia e l’abbandono precoce.
Prima di praticare uno sport bisogna giocare allo sport!  Allora assume una grande importanza un lavoro di concertazione sinergica tra Genitori, Insegnanti, Istruttori e Allenatori (corretta cultura sportiva).
Non è facile, ma dopo tutto, ne va della salute e dell’avvenire motorio e sportivo di un bambino!
 
5) Esiste un metodo per educare i genitori nel rapporto genitore-figlio-basket?
Non esiste un metodo per educare i genitori, è una questione di cultura!
I principali studi di carattere psico-pedagogico (P. Trabucchi 2004, E. Chioda 2003,  A. Pellai 2001) condotti sulle tematiche genitori-figli sportivi hanno evidenziato alcuni comportamenti dei genitori che più di altri svolgono una importante funzione di rinforzo positivo sulla pratica motoria e sportiva dei figli.
Il primo è sicuramente il supporto materiale e logistico relativo alla pratica dell’attività (assecondare un desiderio, pagare l’iscrizione al corso, accompagnare i figli in macchina, etc.).
Un ulteriore segnale di disponibilità del genitore è costituito dall’interessamento che i genitori manifestano in merito al tipo di sport praticato dai propri figli e al livello di apprendimento conseguito.
Lo stile educativo della famiglia orientato verso l’approvazione delle attività dei figli, il loro appoggio, l’incitamento a superare in modo autonomo le difficoltà che si incontrano, a perseverare nel compito fino all’ottenimento della soluzione, ad intraprendere nuove strade e nuovi modi di affrontare un problema facendo riferimento alla propria esperienza, intuizione e creatività, favorisce l’incremento di una più elevata motivazione al successo indispensabile per l’affermazione nella competizione.
Il coinvolgimento dei genitori nell’attività sportiva dei figli è necessario, non soltanto come supporto pratico, ma specialmente per il motivo che la presenza continua di un genitore coinvolto permette che l’esperienza sportiva del figlio sia metabolizzata positivamente.
Un coinvolgimento eccessivo del genitore spesso è dannoso. Un genitore troppo coinvolto sovrappone se stesso, le proprie aspettative e i propri desideri a quelli dei figli.
Le vicende sportive dei figli sono vissute dal genitore come proprie: se il figlio vince è come se avesse vinto lui, se il figlio perde è lui che ha perso.
Spesso il genitore è troppo interessato ai risultati e non al fatto che i figli provino o meno divertimento nella pratica di una attività sportiva.
Tende a intromettersi nelle decisioni dei figli riguardo alla decisione di praticare uno sport piuttosto che un altro, carica il figlio di aspettative e di ansie il giorno della gara, rendendolo più nervoso del necessario. A volte si sofferma con il tecnico a parlare di programmi di allenamento, le strategie di gioco, le scelte da effettuare e impone ai figli allenamenti extra e anche propone soluzioni tecniche diverse da quelle proposte dall’allenatore. Si sente in competizione con l’Istruttore, mette in discussione l’autorità dell’Istruttore, da consigli tecnici al figlio durante la gara, insulta l’arbitro se prende delle decisioni negative nei confronti del propri figlio.
A volte il tifo dei genitori è esagerato e violento, non è equilibrato ed è auspicabile che anche i genitori (oltre ai tecnici) debbano essere formati: il genitore deve fare il genitore e non il tecnico o l’arbitro oppure il dirigente.
Praticamente è come se il genitore avesse bisogno delle vittorie del figlio per sentirsi “qualcuno”.
I genitori:
1) non devono limitare l’attività sportiva dei figli per punizione;
2) non devono interferire sulle scelte tecniche e nelle decisioni degli Istruttori;
3) devono rispettare gli arbitri e le squadre avversarie;
4) non devono contestare platealmente davanti a tutti;
5) devono andare a vedere più spesso i loro figli quando giocano;
6) devono “vivere” la partita di Minibasket in modo tranquillo e non traumatico, rendendola un momento importante, interessante e piacevole, ricordando che si tratta sempre e comunque di un gioco;
7) devono incoraggiare i propri figli a impegnarsi sempre di più, facendo capire loro che l’impegno in palestra e a scuola sarà una futura fonte di soddisfazione;
8) devono stimolare la crescita dei propri figli attraverso lo sviluppo della loro indipendenza, evitando di essere sempre onnipresenti a tutti i costi e in tutte le situazioni;
9) devono capire che il Minibasket è un gioco, è una forma di socializzazione e di divertimento e non è la pallacanestro in miniatura;
10) devono capire che anche la delusione di una sconfitta diventa un mezzo per crescere, perché la “non vittoria” stimola a migliorarsi attraverso gli allenamenti e quest’atteggiamento si riflette positivamente sullo svolgimento delle attività scolastiche e più avanti su quelle lavorative.
 
“La competizione fa parte della natura umana e i bambini competono per natura. I bambini devono fare i bambini. I bambini giocano una partita per volta e vada come vada la terminano per cominciarne un’altra, senza mai perdere la misura dei loro limiti.
E’ importante che gli Istruttori e i genitori insegnino loro a vincere e a perdere senza eccessive esaltazioni o drammi”.
Io sto con i bambini!
 [Tweet “La competizione fa parte della natura umana e i bambini competono per natura”]
6) La filosofia di Maurizio Mondoni
Sono stato responsabile della formazione degli Istruttori Minibasket F.I.P. dal 1981 al 2001, ho sempre pensato che il Minibasket fosse un gioco a misura di bambino e non per esaltare l’Istruttore e per andare alla ricerca di futuri campioni di pallacanestro. Sono ancora convinto a distanza di anni che è un gioco!
Il gioco consente all’essere umano di sperimentare un senso di efficacia e di controllo personale su di sé, sul proprio corpo, sui propri stati emotivi e sull’ambiente.
Si inizia quando si muovono i primi passi, poi quando si scendono le scale senza l’aiuto dei genitori, poi camminando in equilibrio su di una panca, poi si passa al triciclo e successivamente alla bicicletta.
Il bambino di volta in volta scopre le difficoltà, misura le proprie capacità e scopre il piacere di educarle e di svilupparle, ricercando l’autonomia personale.
La sensazione di efficacia, di sentirsi capaci, di diventare più abile è una fonte innata di piacere. Questo piacere ha un grande valore perché stimola a impegnarsi nel gioco.
Dal gioco con la palla al gioco-sport Minibasket il passo è breve: giocare per il gusto di farlo, misurarsi con gli altri, migliorare le proprie abilità ed allenarsi con continuità.
Giocare allo sport, giocare a Minibasket, gioire in caso di vittoria e non abbattersi in caso di sconfitta, maturare, socializzare con gli altri e prepararsi con impegno e serietà all’avviamento allo sport: questo è il percorso che i giovanissimi devono intraprendere!
Questa è la mia filosofia!
[Tweet “Dal gioco con la palla al gioco-sport Minibasket il passo è breve”]
7) Che messaggio vorrebbe far arrivare ai lettori del suo libro “Manuale di pallacanestro Tecnica e didattica”
Formare permanentemente gli attori protagonisti dell’Educazione Motoria e Sportiva nazionale, offrendo loro moderne metodologie didattiche, chiari indirizzi deontologici e reali occasioni di sperimentazione, rappresenta un impegno primario che esige la presenza di contenuti sempre più originali, con Insegnanti preparati e al top della situazione.
L’obiettivo primario di questo libro è Fare formazione e Insegnare a Insegnare nell’ambito della Pallacanestro, stimolando gli studenti, gli Educatori, gli Istruttori e gli Allenatori a diventare più compenti e capaci nell’insegnamento.
Fare formazione significa influire sulla cultura delle persone, agendo sulle loro conoscenze (sapere), sulle loro capacità (saper fare) e sui loro atteggiamenti (saper essere), mediante metodologie differenti che attivino in loro svariate forme di apprendimento.
Solo così la pallacanestro diventerà interessante, coinvolgente e ricca di motivazioni, altrimenti rimarrà puro e semplice didatticismo.

 


More news

https://www.amazon.it/minibasket-cartella-esercizi-ipotesi-lezione/dp/889918416X/?_encoding=UTF8&camp=3370&creative=23322&creativeASIN=889918416X&hvdev=c&hvnetw=g&hvqmt=&linkCode=ur2&tag=wwwmauriziomo-21