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L’educazione motoria a 2-3 anni

L’educazione motoria a 2-3 anni

[Tweet “L’educazione motoria a 2-3 anni: apprendere, scoprire, sperimentare, fare, conoscere”]

Prima dei giochi-sport – I pre-requisiti funzionali e strutturali

Premessa
La Scuola dell’Infanzia e la Scuola Primaria si stanno delineando sempre più come Istituzioni Educative in grado di progettare i propri interventi formativi, secondo modalità che permettono ai bambini/e di svolgere, nei processi di apprendimento e di crescita, un ruolo attivo e consapevole.

Il bambino della Scuola dell’Infanzia (3-4-5 anni), è l’elemento principale, in funzione del quale sono programmate e adeguate tutte le attività didattiche. Il bambino è un’unità psicofisica, una struttura in evoluzione che si sviluppa attraverso tappe successive e strettamente connesse tra loro, il risultato di un’integrazione di fattori cognitivi, motori, affettivi e sociali, il cui sviluppo può essere favorito solamente dall’esperienza. L’esperienza è l’insieme dei rapporti significativi che il bambino instaura con il proprio corpo, le sue sensazioni, le emozioni e le creazioni e tutto ciò che lo circonda.

La Scuola dell’Infanzia e la Scuola Primaria devono offrire al bambino possibilità, movimenti, spazi, situazioni diverse, in cui egli possa maturare e costruire in modo personale tali reazioni, migliorando così il suo modo di percepire e rispondere agli stimoli che l’ambiente circostante gli propone.

I bambini, fin dai loro primi mesi di vita, sviluppano una forte azione interattiva, tesa a comprendere il mondo, gli oggetti che li circondano e le infinite relazioni da loro generate.

Le conoscenze e le competenze che rendono possibile l’esercizio dell’autonomia e l’espressione della creatività, si determinano e si consolidano nell’interazione con l’altro, in un rapporto che dia sicurezza affettiva, sociale e cognitiva.

Un’interazione, così caratterizzata, permette al bambino, nel sentirsi accettato (così come gli era capitato al momento dei primi contatti fisici e psicologici con la madre), di aprirsi alla scoperta, all’invenzione e al gioco mentale.

In questo senso, Bruner, parla di bambino “Agency”, definendo con tale termine, la volontà del bambino di agire e di attivarsi secondo proprie decisioni.

L’adattamento all’ambiente
Il bambino struttura e migliora, attraverso l’esperienza relazionale, nel rapporto del proprio corpo con lo spazio, con gli oggetti, con gli altri, la propria capacità di adattamento all’ambiente (processo che inizia sin dai primi giorni della vita neonatale).

Ne consegue che l’esperienza vissuta con il proprio corpo è fonte di conoscenza, un momento di esplorazione e costruzione del proprio SE’ logico-corporeo e rappresenta il cardine di tutti gli apprendimenti, il mezzo per aprirsi al mondo, superando l’egocentrismo tipico di questa età.

Questo processo si realizza perché le esperienze che il bambino vive con il proprio corpo, diventano progressivamente condizione di comportamento, permettendogli, così di fornire risposte adeguate alle richieste dell’ambiente.

Nel bambino l’adattamento motorio, sociale, intellettivo ed emotivo, rispetto all’adulto, è più limitato, perché non possiede un bagaglio di esperienze molto vasto. La mancanza di certi stimoli, la povertà di sollecitazioni, finiscono sempre per influenzare negativamente il normale sviluppo del bambino. L’azione educativa degli Insegnanti, deve basarsi essenzialmente su un modello di apprendimento-insegnamento, inteso come frutto di una costante e costruttiva interazione tra bambino-Insegnante, gli oggetti e gli altri.

E’ questo un progetto educativo connotato dall’agire, dal pensare, dal fare del bambino, mediato dall’Insegnante: confronto di esperienze, formalizzazione del pensiero e progettualità del fare.

Gli Insegnanti delle Scuole dell’Infanzia e Primarie, devono vivere con i bambini tutti i tipi di esperienze (comprese anche quelle motorie), in un clima di affetto e di sintonia comunicativa, tale da far percepire che anche loro (adulti), sono interessati e si divertono.
I bambini/e devono imparare, con il passare del tempo, “l’arte dell’apprendimento”, devono partecipare, devono essere i soggetti della situazione.
L’apprendimento motorio
L’apprendimento motorio è la modificazione continua che avviene nel comportamento del soggetto, in base alle sue esperienze motorie: più esperienze motorie vive e meglio si muove nello spazio e nel tempo.

La motricità coinvolge il soggetto nella sua totalità, l’azione motoria non è mai un processo isolato. Il bambino, fin dai primi momenti della sua vita, instaura il suo rapporto con il mondo utilizzando le potenzialità motorie di cui dispone e che si basano sul livello evolutivo di varie funzioni (organiche, fisiologiche, cognitive, affettive ed emotive).

Il movimento è il primo mezzo essenziale di cui egli dispone per costruirsi gli elementi basilari nel rapporto “sé e il mondo”.
Attraverso il movimento, il bambino si mette in relazione con la realtà, la vive, ne scopre i vari aspetti, la padroneggia, la modifica e spesso la condiziona con i suoi atteggiamenti e comportamenti.

Ogni bambino migliora nelle abilità motorie semplici (schemi motori di base) e complesse (lanciare e mirare, ricevere e prendere, etc.) con il passare del tempo, dello sviluppo e dell’esperienza.

La parola apprendimento fa venire in mente che c’è un cambiamento in atto e questo cambiamento avviene nella capacità di ognuno di conoscere qualcosa, di avere la sensazione di qualcosa o di fare qualcosa.

Tutto ciò lascia intendere che il cambiamento, qualunque esso sia, non è dovuto al caso.

L’apprendimento consiste in un cambiamento nelle strutture funzionali e nelle capacità umane, che può essere osservato e che non è possibile attribuire semplicemente al processo di crescita e maturazione dell’individuo.
Il soggetto che apprende (attraverso i sensi, il S.N.C. e i muscoli), elabora gli stimoli che riceve (situazioni-stimolo) e sceglie una strategia per rispondere (risposta).

L’apprendimento avviene quando uno stimolo colpisce il soggetto in modo tale da determinare un cambiamento (prima e dopo).
Un bambino impara a chiamare la maestra, “signorina Patrizia”, dopo che all’inizio la indicava con il dito, oppure la chiamava “quella”.
A questo punto si può affermare che il bambino ha appreso: il suo stato ha subito un cambiamento ed egli ha acquisito una nuova capacità (abilità).

Ciò che è avvenuto è così sintetizzato: c’è stata una correlazione tra stimolo e risposta: “quella” = “Patrizia”. L’apprendimento è sinonimo di acquisizione di nuove abilità. A un bambino che sta imparando a conoscere il proprio corpo, non possiamo dire: “questa è la mano destra e questa è la mano sinistra”. Certamente farà confusione e saremmo indotti a pensare che non sia particolarmente sveglio.

Sarebbe molto meglio dirgli un giorno, che questa è la mano destra ed ogni tanto fargli fare un richiamo di memoria, chiedendogli come si chiama la mano con cui ora tiene il cucchiaio (mano preferita).
Quando avremo la certezza che ha appreso il concetto di “destra”, solo allora potremo passare all’opposto, cioè alla sinistra.

“L’apprendimento è la modificazione continua nel comportamento di una persona in base all’esperienza”.
Più esperienze si maturano, più si vive e per vivere si intende essere, cioè comunicare con gli altri, accettare gli altri e farsi accettare.

L’apprendimento è uguale per tutti, quello che cambia è il ritmo di apprendimento. Per apprendere i fattori importanti sono:
l’attenzione (la memoria);
– la motivazione ad apprendere;
– la comunicazione dell’Insegnante;
– i metodi di insegnamento;
– il rinforzo (feedback).

Esistono diversi tipi di apprendimento: per esplorazione, per imitazione, per prove ed errori, per intuizione e per comprensione.
Noi prenderemo in esame gli otto tipi di apprendimento di Gagnè:
– apprendimento di segnali: si ha quando un individuo impara a dare una risposta ad un segnale (Pavlov);
– apprendimento stimolo-risposta: si ha quando un soggetto fornisce una risposta precisa ad uno stimolo preciso;
– concatenazione: si ha quando il soggetto apprende una catena di due o più connessioni stimolo-risposta;
– associazione verbale: quando il soggetto impara a chiamare libro il libro;
– discriminazioni: a stimoli diversi risposte diverse (colori, forme, contrasti, differenze, contrasti, grandezze);
– apprendimento di concetti;
– apprendimento di regole;
– problem-solving: risoluzione di problemi.
Le tappe dell’apprendimento sono:
la percezione: è l’operazione mediante la quale ci poniamo in rapporto con l’ambiente esterno attraverso gli stimoli che da esso provengono;
– il possesso: è il passaggio dal prima al dopo;
– la ritenzione: il posseduto passa nella “memoria”, cioè è ritenuto e può essere richiamato;
il richiamo: può essere spontaneo o voluto e rappresenta il momento in cui il soggetto ripristina ciò che ha ritenuto;
– il ricordo: è il risultato dell’apprendimento, la manifestazione dell’avvenuto cambiamento di comportamento.

[Tweet “L’apprendimento è una “costruzione continua” .”]

Come apprendiamo? La senso-percezione
Il bambino apprende per mezzo degli apparati sensoriali (vista, udito, tatto), in relazione agli stimoli provenienti dall’esterno (esterocettori), dall’interno (enterocettori), deputati alle sensazioni viscerali per la regolazione automatica delle funzioni interne) e dalle informazioni a livello muscolare, tendineo, articolare e vestibolare (propriocettori). Gli stimoli saranno quindi visivi, uditivi, tattili, vestibolari e viscerali.

Questi stimoli sono inviati al Sistema Nervoso Centrale che elabora una risposta e la invia ai muscoli (placca neuromuscolare), che a loro volta producono il movimento. La senso-percezione, può essere definita come l’insieme del rapporto sensoriale e neurologico che il bambino instaura con il proprio corpo e il mondo esterno e la relativa presa di coscienza.

Il contatto avviene attraverso i recettori sensoriali (analizzatori: cinestesico, tattile-pressorio, vestibolare, ottico e acustico), che hanno il compito di discriminare le informazioni.

L’interazione e lo sviluppo di questi analizzatori è molto importante per un corretto ed efficiente sviluppo delle capacità coordinative (generali: capacità di apprendimento, capacitò di controllo motorio, capacità di adattamento e trasformazione e specifiche: capacità di combinazione motoria, capacità di equilibrio, capacità di orientamento del proprio corpo nello spazio e nel tempo, capacità di differenziazione, capacità di anticipazione e di scelta).

Gli analizzatori sono essenziali nel processo di controllo e regolazione del movimento, lavorano in cooperazione(in percentuali differenti) e si completano vicendevolmente.

Senso-percepire gli stimoli provenienti dal proprio corpo, collocato nello spazio e nel tempo, da fermo e in movimento, dalla realtà circostante, dal contatto con gli oggetti (di diverso peso, forma e colore), dal rapporto con gli altri, facilita il processo di senso-percezione, che da una parte permette una graduale conoscenza della propria corporeità e dall’altra la conoscenza di tutto ciò che è necessario per un migliore e creativo adattamento relazionale.

La mancanza di un’adeguata esperienza motoria durante questi primi anni di vita, si esprimerà, con un’alta percentuale di rischio, con una serie di deficit posturali, motori, affettivi e socio-relazionali.

Riuscire a muoversi con disinvoltura nello spazio, nel tempo, vivere qualsiasi esperienza motoria e di gioco con i propri coetanei, essere in grado di fornire risposte motorie adeguate a stimoli provenienti dall’interno e dall’esterno, essere autosufficiente, infonde al bambino una grande sicurezza emotiva ed un’autogratificazione: condizioni, queste molto valide per un’adeguata integrazione sociale e per una migliore predisposizione verso qualsiasi forma di apprendimento.

[Tweet “L’istruttore che deve lasciare ai bambini/e ampio spazio alla loro fantasia e creatività”]

Gli schemi motori di base e posturali e i prerequisiti funzionali
La strutturazione degli schemi motori di base e posturali (conoscenza dei movimenti che si possono eseguire con il proprio corpo) segue tradizionalmente due leggi:
– la legge della sequenza cefalo-caudale, per questo l’evoluzione dell’immagine corporea si realizza partendo prima dal capo, per poi scendere lungo il rachide, fino ai piedi;
– la legge della sequenza prossimo-distale, perciò lo sviluppo procede prima, attraverso l’individuazione dell’asse corporeo, spostandosi, poi verso le strutture distali periferiche.

L’applicazione di queste due leggi si evidenzia molto bene nell’evoluzione del disegno infantile. “Il bambino possiede l’uso delle braccia prima di quello delle mani e delle dita. La maturazione nervosa permette il passaggio progressivo dall’attività indifferenziata all’attività cosciente e tutto ciò è intimamente connesso con l’esperienza vissuta” (Vayer).

L’evoluzione degli schemi motori e posturali, parte dai differenti prerequisiti individuali del bambino (strutturali: scheletrici, articolari, legamentosi, fisiologici e neurologici – funzionali: conoscenza del proprio corpo, strutturazione della lateralità, della coordinazione, dell’equilibrio, percezione spazio-temporale, etc.), si attua attraverso tre tappe fondamentali:
tappa del corpo vissuto (da 0 a 3 anni);
– tappa della discriminazione percettiva (corpo percepito) da 3 a 6-7 anni;
– tappa del corpo rappresentato da 6-7 a 12 anni.

La tappa del “corpo vissuto” (da 0 a 3 anni), manifesta la fase di conoscenza globale del proprio corpo, attraverso esperienze spontanee ed acquisizioni di apprendimenti per tentativi ed errori.

Il lavoro dell’Insegnante dovrà mirare a trasformare progressivamente le abilità semplici (schemi motori di base) in abilità complesse (fondamentali di gioco), attraverso l’educazione e lo sviluppo delle capacità motorie (condizionali, di mobilità articolare e coordinative).
Gli schemi motori di base e posturali
La strutturazione degli schemi motori di base e posturali, parte dai prerequisiti individuali ed è strettamente connessa all’evoluzione delle capacità linguistiche.

Nominare le diverse parti del corpo e significarle, muoversi e dare un senso a ciò che si fa, percepire il senso di ciò che si sperimenta ed esprimerlo con le parole, descrivere i bisogni, le soddisfazioni, gli stati d’animo, le ansie e le paure legate alle diverse situazioni posturali (flettere, estendere, addurre, abdurre, pronare e supinare) e di movimento (correre, saltare, lanciare, ricevere, arrampicarsi, etc.), vissute attraverso il gioco, è un processo di conoscenza e di definizione del proprio SE’, di sviluppo della personalità e di appropriazione semantica (presa di coscienza del proprio IO).

Attraverso il linguaggio e il movimento, il bambino entra in rapporto con gli altri socializzando, ogni parola esprime una carica emotiva, un proprio modo di essere e di porsi di fronte alla realtà circostante.
Durante la prima infanzia, il linguaggio e il pensiero sono strettamente connessi tra loro e solo successivamente, man mano che il bambino si sviluppa e cresce, il pensiero si libera dal linguaggio parlato.

L’attività del bambino è mediata attraverso le parole e con lo sviluppo, aumenta il vocabolario verbale e motorio (alfabetizzazione verbale e motoria).

La verbalizzazione
E’ importante stimolare il bambino alla verbalizzazione, bisogna fargli raccontare il proprio vissuto emotivo e corporeo, fatto di sensazioni e stimoli differenti (visivi, uditivi, tattili, vestibolari, cinestesici): tutto ciò permette il suo sviluppo logico.

Il bambino deve “vivere” bene le sue esperienze motorie e non, deve classificarle, deve percepire la realtà circostante, il tempo (prima, dopo, contemporaneamente), lo spazio (tanto, poco), deve rievocare le esperienze positive e negative.

Il bambino deve provare gusto ad apprendere e deve diventare progressivamente consapevole che tutto ciò che apprende, e tutto ciò è necessario per soddisfare i propri bisogni e le proprie esigenze.

Il bambino, oltre che conoscere il proprio corpo e i movimenti che può compiere (in toto o con le singole parti dello stesso) nello spazio e nel tempo, deve esplorare l’ambiente che lo circonda, deve ascoltare e farsi ascoltare, deve saper stare con gli altri, accettarli e farsi accettare.
Insegnare Educazione Motoria implica da parte dell’Insegnante:
– una buona conoscenza di ciò che si insegna;
– una buona conoscenza dei bambini;
– una corretta programmazione (con relativa valutazione iniziale e intermedia);
– la definizione degli obiettivi da raggiungere;
– il tipo di metodo utilizzato nell’insegnamento;
– un’adeguata verifica.

Una volta chiari gli obiettivi da raggiungere, è importante che l’Insegnante proponga tutte le attività di Educazione Psicomotoria (non Psicomotricità), in funzione degli interessi e delle motivazioni dei bambini, del loro bagaglio di esperienze senso-motorie e delle loro capacità di comprensione linguistica.

L’Insegnante, dovrà proporre una grande varietà di movimenti, di gesti, di esercizi-gioco e di giochi, partendo dal bambino (soggetto della situazione), utilizzando un linguaggio facilmente comprensibile, le spiegazioni e i riferimenti dovranno essere chiari: sarà questo, per il bambino, l’inizio di nuove scoperte! “Se faccio capisco” e la Scuola dell’Infanzia e Primaria sono luoghi significativi di apprendimento, quando danno spazio al bambino, quando si organizzano in funzione delle sue esigenza di crescita (senza trascurarne alcuna), quando si fanno accoglienti ed incoraggianti, sono il grande laboratorio dell’imparare-facendo”.

Il bambino, dopo aver vissuto l’esperienza psicomotoria (motricità) in aula, in palestra o nel salone, sarà invitato a descriverla prima verbalmente e poi a rappresentarla con il disegno, a costruirla con l’uso della creta e della plastilina, etc.

Ogni gesto, ogni movimento sarà vissuto simbolicamente, interiorizzato ed organizzato a livello mentale, secondo la giusta successione logica, in sequenze logico-motorie che hanno un riscontro simbolico.

L’Insegnante deve stimolare nel bambino la verbalizzazione, non il semplice parlare.
Quando il bambino parla, esprime cose diverse, modi di vedere le cose e le situazioni, impressioni, riferimenti, sensazioni di soddisfazione o insoddisfazione.

Quando verbalizza, il bambino è stimolato a descrivere correttamente i diversi momenti vissuti nel gioco, dà una logica spiegazione ai diversi eventi, stabilendone i giusti rapporti spazio-temporali.

La verbalizzazione è riferita a tutte le situazioni che il bambino vive e che lo porteranno alla graduale e gestione di se stesso:
presa di coscienza del proprio corpo;
– presa di coscienza di ciò che si può fare con il proprio corpo;
– presa di coscienza e gestione dello spazio entro cui è collocato il proprio corpo (con rispetto dello spazio degli altri);
– presa di coscienza del proprio corpo nello spazio, nel tempo e in rapporto agli oggetti;
– espressione corporea e drammatizzazione, intese come momento di restituzione del pensiero-memoria attraverso il corpo.

In questo senso, l’esperienza psicomotoria potrà essere considerata non solo come un atto motorio cognitivo che favorisce la strutturazione di tutti gli schemi senso-percettivi del bambino, ma anche come un atto motorio affettivo, come un momento di comunicazione e un mezzo per soddisfare i propri bisogni.

La strutturazione degli schemi motori si evolve man mano che il bambino mette in relazione il proprio corpo con lo spazio e con il tempo, in cui esso è collocato, con gli oggetti e con gli altri.

Le diverse esperienze vissute nello spazio e successivamente rivissute attraverso varie forme di rappresentazione, permettono al bambino di migliorare le capacità senso-percettive e cinestetiche, essenziali per la strutturazione del proprio sé.

Il bambino descrive verbalmente le sue esperienze vissute tanto nella componente senso-motoria (descrizione delle varie parti del corpo e di ciò che ha fatto con loro), quanto nella componente emozionale (descrizione delle emozioni associate all’esperienza vissuta).

L’Educazione Psicomotoria, deve essere proposta mediante una metodologia che possiamo definire logico-corporea, in quanto ha:
– come obiettivo specifico l’educazione del pensiero del proprio corpo;
– come fine primario quello di facilitare attraverso la verbalizzazione e il movimento, la strutturazione degli schemi motori di base e degli schemi posturali.

Per la presa di coscienza delle possibilità del proprio corpo, i bambini sono stimolati, attraverso l’aiuto dell’Insegnante, a scoprire da soli le diverse capacità di movimento (schemi motori di base e posturali), facendo leva sul bisogno innato che essi hanno di muoversi ed imitare (ad esempio descrivere gli animali conosciuti ed imitarne l’andatura, immaginare gesti conosciuti nel quotidiano ed imitarli, imitare i genitori): verbalizzare ed imitare, quindi, le esperienze vissute.

I movimenti, i gesti e i giochi devono essere proposti in questo modo: “vediamo che è capace di…………, guardiamo chi è bravo a……………..”.
In questo modo, il bambino è aiutato con più facilità a prendere coscienza della propria corporeità attraverso la quale “vive”, comunica e sperimenta.

Le possibilità di utilizzo del proprio corpo sono vissute anche in rapporto agli altri e agli oggetti.
Vivere le stesse situazioni in gruppo, comporta che il bambino controlli e adegui i propri movimenti in rapporto agli spostamenti degli altri bambini. Queste esperienze hanno come scopo quello di affinare la sensibilità cinestesica ed esterocettiva, che, integrate tra loro, favoriscono la presa di coscienza della propria posizione nello spazio (ad esempio: correre nello spazio operativo senza toccarsi e senza spostare gli oggetti sparsi in palestra, oppure utilizzare oggetti di diversa natura, forma, colore, giocando, costruendo e trasgredendo il loro uso comune, facendo finta che………….).

Tali esperienze stimolano il bambino a muoversi con e in funzione dell’oggetto, adattando continuamente il proprio assetto posturale, sviluppando la creatività e favorendo quel processo di presa di coscienza e differenziazione delle varie forme, grandezze, colori e caratteristiche degli oggetti.

Utilizzando dinamicamente lo spazio e gli oggetti, il bambino sviluppa i meccanismi che saranno successivamente alla base dell’apprendimento della scrittura, della lettura e del calcolo.

All’interiorizzazione dei concetti di prima e dopo, vicino e lontano, alto e basso, avanti e indietro, destra e sinistra (da una parte e dall’altra) e alla presa di coscienza della tridimensionalità spaziale (altezza, ampiezza e profondità), il bambino arriva solo mediante l’esperienza concreta, in cui gli spostamenti del corpo e degli oggetti nello spazio, corrispondono a quelle precise sensazioni vissute, a quei precisi riferimenti spazio-temporali, il tutto codificato con quelle precise parole, verbi, frasi e segni.

Nell’ambito dell’Educazione logico-corporea proposta nella Scuola dell’Infanzia e Primaria, è importante dare molto spazio anche ai linguaggi non verbali, quali l’espressività corporea, la drammatizzazione e la pantomina.

L’utilizzo di queste tecniche è molto utile per concretizzare realmente il concetto di esperienza logico-corporea.
Il bambino per rappresentare qualcosa con il proprio corpo, per dare l’idea della situazione rappresentata, per esprimere mediante il proprio corpo il suo modo di essere o le caratteristiche di un personaggio, le paure, i sentimenti provati nel proporre quel personaggio, è costretto prima di effettuarlo, a pensare il movimento voluto, a rappresentarsi l’adeguato schema mentale, realizzando così un’integrazione tra l’io logico e l’io corporeo.

Le situazioni dovranno prendere spunto sempre da ciò che i bambini già conoscono (dal conosciuto allo sconosciuto, dal semplice al difficile).

Si può iniziare con la lettura di una favola o con una storia inventata insieme, poi dalla scelta dei personaggi e in questo contesto i bambini sono stimolati a parlare, esprimendo giudizi e motivazioni sul perché della scelta di un personaggio (sviluppo del senso critico), poi si passerà alla rappresentazione, in cui ognuno immedisimandosi nel personaggio, cercherà di esprimere qualcosa con il proprio corpo, instaurando mediante i gesti, un rapporto dialettico con il gruppo. La corretta rappresentazione corporea e simbolica saranno per l’Insegnante la verifica che il bambino ha interiorizzato la situazione.

I momenti dedicati all’espressività corporea e al gioco drammatico, sono pregni di valore educativo, in quanto il bambino, attraverso queste esperienze, vive la sua corporeità sia a livello pulsionale sia affettivo.

Tutto ciò in una visione che vede il corpo, non solo come un mezzo mediante il quale il bambino struttura certi meccanismi intellettivi, ma anche come luogo di soddisfazioni e insoddisfazioni, sede dei bisogni, mezzo di espressione della propria individualità e fantasia.

Rappresentazione dello spazio e immagine del proprio corpo
Esiste uno sviluppo parallelo tra la rappresentazione dello spazio e dell’immagine del proprio corpo e la tappa del “corpo rappresentato” corrisponde nel piano intellettivo, allo stadio delle operazioni concrete (Piaget”).
In queste tappe il bambino riesce, finalmente, a rappresentare mentalmente in modo confuso, il proprio corpo in movimento e ciò costituisce a livello psicologico, uno schema motorio delle azioni che svolge, concretizzando il rapporto tra l’evoluzione dello schema corporeo e l’intelligenza.
La percezione del proprio corpo si sviluppa attraverso:
– il controllo del tono e il rilassamento psicosomatico;
– la segmentarietà;
– l’equilibrio posturale e dinamico;
– il controllo della funzione respiratoria.

L’orientamento del proprio corpo si sviluppa attraverso:
– l’orientamento spaziale;
– la lateralità.

La strutturazione spazio-temporale si sviluppa attraverso:
– la percezione spaziale;
– la percezione temporale;
– il rapporto spazio-temporale;

La coordinazione si sviluppa attraverso:
– la coordinazione dinamica generale;
– la coordinazione segmentaria.

Questi fattori sono strettamente collegati tra loro per quanto riguarda le basi neurologiche e per le modalità esecutive.
E’ facile rilevare che non può esistere una buona coordinazione, senza un’adeguata strutturazione spazio-temporale e che l’equilibrio risulta indispensabile nello sviluppo della lateralità.

La percezione del corpo
Per attività tonica s’intende l’attività primitiva e permanente del muscolo, base energetica dell’attività motoria, che fissa gli atteggiamenti, li mantiene e li equilibra.

Segmentarietà
E’ la possibilità di dare coscienza al bambino dei suoi diversi segmenti corporei e si accompagna alla conoscenza delle relative possibilità di movimento nello spazio.

Equilibrio statico e dinamico
L’equilibrio è il processo di conservazione delle corrette posture del corpo nello spazio e il recupero se sono perse.

Controllo della funzione respiratoria
La respirazione è un atto involontario controllato dal sistema neuro-vegetativo.
Il punto di partenza della presa di coscienza della respirazione è il rilassamento, senza il quale si crea un’eccessiva tensione e contrazione muscolare, che porta ad un’insprazione-espirazione forzata.

PROPOSTE OPERATIVE
E’ importante fornire ai bambini che frequentano la possibilità di maturare esperienze positive e piacevoli: questo deve essere il primo e fondamentale obiettivo di una programmazione educativa.

L’Insegnante deve aiutare i bambini a comunicare con il mondo, con tutte le sue potenzialità, le forze, i linguaggi di cui sono dotati, in condizioni di benessere e tranquillità.

E’ importante conoscere i bambini (colloqui, inserimento, osservazione). Questa è la condizione di partenza e la parte iniziale di ogni progetto educativo che intenda avere riferimenti reali e non astratti.
Socializzazione, affettività, autonomia e creatività sono i grandi temi che da sempre muovono i progetti educativi dell’Asilo Nido e garantiscono le basi sicure per sviluppare in modo completo gli interventi didattici specifici.

Una volta gettate le basi di conoscenza (individuale e di gruppo) dei bambini e garantiti finalità e scopi a lungo e a breve termine, agli Insegnanti spetta il compito di organizzare gli spazi e gli ambienti per passare dalla progettazione alla realizzazione del lavoro a scuola.

Generalmente gli spazi che fanno da contenitori alla programmazione sono:
– area grafico-pittorica e manipolativa (dell’espressività);
– area dei linguaggi e del gioco simbolico (relazionale-cognitiva);
– area psicomotoria (della conoscenza corporea).

Non è possibile separare o distinguere le diverse aree, in quanto ognuna possiede delle trasversalità con le altre aree (aree complementari).

Le Scuole dell’Infanzia e Primarie diventano il luogo in cui i bambini sono considerati parte attiva e lo stesso ambiente scolastico è prefigurato come una realtà costruita in modo che il bambino possa (a vari livelli) progettare, capire, crescere, in un contesto che non deve essere slegato dagli altri gradi scolastici (continuum), dalla famiglia e dal territorio.

I campi dell’esperienza educativa sono:
– il corpo e il movimento
– i discorsi e le parole
– lo spazio, l’ordine, la misura
– le cose, il tempo, la natura
– messaggi, forme, media
– il sé e l’altro.

Esempi di gesti, movimenti, esercizi, giochi da proporre:
– andature in quadrupedia (in tutte le direzioni e in spazi diversi).
– seguire in quadrupedia una palla che rotola.
– salire e scendere da uno sgabello, da una sedia, da una scala.
– mettere in file delle sedie ed utilizzarle come un ponte o come una galleria.
– rotolare su di un tappeto.
– arrampicarsi su di una spalliera.
– passare sotto ad una scala curva.
camminare dentro ai cerchi posti a terra.
– passare dentro a dei cerchi tenuti dagli altri bambini.
– camminare per lo spazio operativo, seguendo un itinerario prestabilito.
– tutti i tipi di andature: sulla punta dei piedi, sui talloni, con l’esterno, con l’interno dei piedi.
– imitare le andature degli animali.
– saltare in basso (su di un tappeto) da una panca.
– appendersi, tenersi e dondolarsi ad una sbarra.
– spingere, tirare, sollevare, portare oggetti e piccoli attrezzi.
– salire gli scalini, una scala.
– passare sotto ad una panca, ad una sedia.
– dondolarsi sull’altalena.
– far rotolare una palla con le mani, con i piedi.
– far rimbalzare la palla contro il muro.
– lanciare una palla contro un bersaglio.
– tirare una palla in un cestino o in un canestro.
– calciare una palla.
– lanciare una palla in tutte le direzioni e in tutti i modi.
– camminare e correre liberamente per lo spazio operativo (sul pavimento, su tappeti rigidi, su tappeti morbidi, in salita, in discesa, con le scarpe, senza scarpe).
– saltare in alto, in lungo, saltare piccoli ostacoli.
– inventare gesti e movimenti.
– salire sui Palchi Robinson.
– andare in triciclo e in bicicletta.
– saltare in forma libera sul trampolino.
– camminare su di una panca.
– spostarsi nello spazio utilizzando tre ceppi.
– palleggiare con due mani e con una mano una palla a terra.
– giocare con la palla di gommapiuma, con i palloncini pieni d’aria.
– giocare con i palloni grandi.
– utilizzare le racchette per colpire palline.
– a coppie: imitare il compagno.
– esercizi-gioco in piscina.
– attività libere all’aria aperta.
– spostarsi per lo spazio operativo seguendo il ritmo di una musica (forte, piano), arrestarsi quando la musica si ferma, riprendere, etc.
– imitare i movimenti che si eseguono durante la giornata: svegliarsi, mangiare, muoversi, andare a scuola, coricarsi, etc.
– predisporre oggetti e attrezzi da far vedere ai bambini, toglierne uno o due e invitare i bambini ad indovinare cosa manca.
– scoprire il proprio corpo e il corpo dei compagni (capo, naso, bocca, orecchie) e denominare le varie parti del corpo.
– seriare oggetti secondo il colore e la forma.
– costruire puzzle.

Conclusioni
La capacità di osservare è la prima e fondamentale operazione del pensare. L’Insegnante a Scuola deve:
– osservare i propri bambini;
– deve raccogliere informazioni, emozioni e sentimenti sul loro conto;
– deve compiere operazioni di analisi, di valutazione, per seguire continuamente l’evolversi dello sviluppo e della crescita dei bambini nelle loro diverse espressioni (affettiva, cognitiva, sociale e motoria) e considerare l’Educazione Motoria un’educazione importante nel contesto delle altre Educazioni.

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