Istruire o indottrinare a scuola e nello sport?
Spesso a scuola, in Università e nello sport (specie nei corsi di formazione, di aggiornamento) il verbo Indottrinare va per la maggiore:
“indottrinare allo scopo di inculcare un convincimento collettivo, in una realtà che ben si addice alla struttura del potere”.
Si tratta di subordinazione, di mentalità del “sono costretto”, “non posso fare diversamente” ed è questo che il sistema vuole: questa non è istruzione, questo modo di agire non apre la mente “la soffoca”. La mente deve essere aperta a 360°. Le persone devono avere la possibilità di seguire molte strade di istruzione e poi scegliere quella più consona alle proprie capacità, conoscenze e possibilità.
La strada da seguire non deve essere quella di fermarsi davanti a un distributore monotematico di pensieri e di obblighi da seguire, altrimenti sei “tagliato fuori”. Non si devono trasformare le persone in “robot” che seguono pedessiquamente gli ordini (Sistema). Al termine di un percorso non devi “allinearti”, non devi “giurare” di seguire la strada che ti è stata presentata, ma devi avere la possibilità di provare un “ventaglio” di strade da seguire e seguirai quella che ti aggrada maggiormente (senza ricatti oppure sentirti dire “sei fuori dal coro”).
Indottrinare vuole dire fare in modo che tutti accettino quello che è stato loro proposto. Non si deve indottrinare nessuno, bisogna plasmare le persone per farle diventare una mente collettiva “ad alveare”, piuttosto che espressioni di unicità.
Il Sistema chiede di sentirsi dire alla fine solo ciò che ti ha detto e se ciò avviene è la conferma che il “download” è andato a buon fine, ma coloro che disattendono a queste istruzioni (pardon Indottrinamenti!) sono considerati un’influenza distruttiva.
Libertà di pensiero!”
Formare e Formatori
Una scuola, un’Università, una Federazione Sportiva dl qualità ha bisogno di Formatori di qualità, di personale docente, di Insegnanti, di Istruttori, di Allenatori specializzati, preparati alla delicata, professione che implica una grande responsabilità, sulla quale in Italia troppo poco si parla per tenere relegata ai margini sociali e retributivi una figura che svolge un grande lavoro intellettuale.
Non bastano la buona volontà e lo spirito missionario, ma necessita il possesso pieno, teorizzato e riconosciuto degli strumenti della professione.
Strumenti che in una Scuola, in un’Università o in Federazioni Sportive di forte transizione come le nostre, in un momento di continui mutamenti, in un mondo senza più barriere culturali e geografiche, non possono né improvvisarsi, né essere affidati alla linea della tradizione, né possono costituire il risultato di un lavoro di “bricolage” di buone prassi.
Il nostro è un mondo dove spesso molti Formatori (che non sono all’altezza del compito) non formano ma indottrinano, dove molti Istruttori e Allenatori propongono esercizi senza conoscere gli effetti che producono, dove i docenti non sono in grado di entrare in empatia con i loro studenti.
Bisogna cambiare, bisogna formare Formatori, Insegnanti, Istruttori e Allenatori che non siano solo dei tecnici, ma anche e soprattutto degli Educatori.
Dobbiamo formare giovani intelligenze, critiche, motivate e attrezzate al sapere e al saper fare e al saper far fare.
Abbiamo l’obbligo di creare “intelligenze” che siano indirizzate alla comprensione e alla trasformazione della realtà e non alla supina ripetizione delle sue regole e all’adattamento passivo al Sistema.
A volte mi paragono al gabbiano Jonathan Livingston
Jonathan Livingston è un gabbiano che abbandona la massa dei comuni gabbiani per i quali il volare è il semplice mezzo per procurarsi il cibo ed esegue il volo come un atto di intelligenza e di “perizia”, fonte di perfezione e di gioia.
Diventa così un simbolo, la guida ideale di chi ha la forza di ubbidire alla propria legge interiore quando sa di essere nel giusto, nonostante i pregiudizi degli altri.
Jonathan prova un piacere particolare nel far bene le cose alle quali si dedica: é una specie di “guru” istintivo, ma non per questo meno efficace nel suo insegnamento.
Ai miei studenti, ai miei Istruttori
Ho insegnato a molti a volare, vorrei che ciascuno di noi fosse il giovane gabbiano Fletcher, un’immagine del Grande Gabbiano, un’infinita idea di libertà, senza limiti, senza costrizioni, senza obblighi, un’espressione della propria libertà.
Vorrei che fosse l’inizio di una gara, vorrei che iniziaste a imparare a volare da soli!
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