Uno dei rischi maggiori della pratica sportiva è la precocità dell’inizio della pratica sportiva, gli eccessivi carichi di lavoro durante gli allenamenti e la pressione degli Istruttori nel pretendere subito il risultato.
Ultimamente si parla spesso di apprendimento cognitivo, di rispetto dei bambini, di competenze, di capacità, di conoscenze e poi per la voglia di vincere e di far vedere agli altri “che si è più bravi”, ci si dimentica di tutto e……..si “immolano” i bambini sull’altare della vittoria.

Sarebbe meglio parlare di:
– rispetto dei tempi nell’educazione e nello sviluppo delle capacità motorie individuali e non dell’anticipazione di tali tempi;
– gioco;
– rispetto dei differenti ritmi di apprendimento individuali;
– avviamento graduale al giocosport, senza volere ottenere a tutti i costi la vittoria, la superiorità, il potere e il dominio sugli altri.

La specializzazione precoce
Per specializzazione precoce si intende una “costruzione pianificata dell’allenamento che si pone l’obiettivo di portare i bambini al successo sportivo nell’ambito di una disciplina sportiva, sottoponendoli a carichi di lavoro ripetitivi e pesanti fino al limite delle capacità di prestazione”.

Basta con la specializzazione precoce, in special modo negli sport individuali, basta nell’anticipazione dei tempi di sviluppo delle capacità motorie!

Dal movimento libero al gioco e al giocosport il passo è breve: tutti i bambini hanno il diritto di giocare secondo le loro possibilità e i loro bisogni, rispettiamoli!

Il gioco e il giocosport non devono essere una APP allo sport: il gioco è del bambino e non dell’Istruttore e il bambino non è un adulto in miniatura!

La responsabilità dei genitori e degli Istruttori
I genitori e gli Istruttori hanno una grande responsabilità verso i bambini. Un’esagerata pressione da parte dei genitori e degli Istruttori sui bambini può ingenerare in loro sentimenti di sfiducia, complessi di inferiorità e di frustrazione che si possono ripercuotere sul rendimento scolastico e più in generale nell’approccio alle fasi successive della vita e nella capacità di affrontare lo stress in competizioni impegnative (esami, gare, competizioni).

L’abbandono
Se lo stato di esaurimento psico-fisico ed emozionale rappresenta una delle cause principali dell’abbandono sportivo, le altra cause di abbandono precoce potrebbero essere:
– il subentrare di nuovi interessi;
– la mancanza di divertimento durante gli allenamenti;
– la monotonia e la ripetizione continua delle esercitazioni analitiche;
– la scarsa comunicazione con i compagni e con l’Istruttore;
– lo stile autoritario dell’Istruttore.

Conclusioni
Il compito delle Società Sportive e degli Istruttori è quello di favorire un clima motivazionale durante gli allenamenti, orientato sulla competenza (non solo a parole!), sottolineando i miglioramenti personali e riconoscendo l’impegno attraverso un rapporto personale di reciproca fiducia, valorizzando le abilità dei più dotati, senza misconoscere le abilità degli altri (rispettando le fasi dell’apprendimento).

I bambini possono vivere situazioni di difficoltà se non percepiscono di migliorare, se hanno una scarsa percezione delle proprie competenze e se non sono ricompensati in termini di feedback.

L’Istruttore-Educatore deve sviluppare nel bambino che gioca:
– il controllo di sé;
– la tolleranza alla frustrazione;
la fiducia nei progressi individuali e di squadra che si possono ottenere dall’impegno, dalla disciplina, dal rispetto delle regole, ma anche dalla fantasia e dalla creatività

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Prof. Maurizio Mondoni
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