Premessa
La fascia d’età 6-11 anni è il periodo della massima possibilità di sviluppo delle capacità coordinative e l’apprendimento motorio può essere più rapido se:
– si lavora con bambini sorretti da una corretta motivazione verso il gioco e il giocosport;
– si lavora in un ambiente accogliente;
– si crea tra l’Istruttore e i bambini un rapporto empatico importante.
Un Istruttore non può capire i bambini se non li osserva, non li ascolta, non prova emozioni e sensazioni e soprattutto se non li capisce.
L’interazione tra le persone influisce in modo determinante sull’apprendimento, quindi l’Istruttore deve proporre in palestra esercizi e giochi che rispettino le capacità del bambino e solo una conoscenza profonda dei bambini sotto ogni profilo può consentire all’Istruttore scelte di esercizi, giochi e situazioni idonee agli obiettivi prefissati.
L’Istruttore, utilizzando il metodo della “risoluzione di problemi” deve fare in modo che la lezione di Minibasket non diventi un fatto meccanico di riproduzione di tali attività, ma un processo “cognitivo” in cui non si danno soluzioni, ma si pongono problemi da risolvere in modo personale, lasciando ampio spazio alla creatività e alla fantasia motoria dei bambini.
In questo modo si attivano gli analizzatori (cinestetico, acustico, vestibolare, ottico, tattile), infatti il contatto tra il vissuto interno e l’esterno è “mediato” dagli organi sensoriali. Gli stimoli propriocettivi e esterocettivi elaborati in sensazioni, azioni, pensieri ed emozioni, forniscono al bambino le coordinate per agire durante il gioco.
Il dialogo continuo tra gli input sensoriali e gli output motori risponde al doppio principio di efficacia ed economia, quindi la prestazione motoria e la capacità di gioco di un bambino risiede nella capacità di decodificare il più rapidamente possibile l’informazione che gli serve per risolvere il problema durante il gioco.
Per cui se in palestra l’Istruttore abitua i bambini a lavorare in condizioni di limitazione sensoriale, si attiveranno maggiormente gli altri sensi, abbassando di conseguenza la loro soglia di eccitabilità.
Quando poi ritornerà a lavorare in condizioni normali, i bambini conserveranno una sensibilità accentuata degli analizzatori, ottenendo di conseguenza una decodifica più rapida e precisa. In pratica “si migliora la differenziazione dei segnali in seguito all’assunzione di informazioni all’interno di un canale sensoriale” (Sonnenschein 1989).
Esempi di esercizi
1) A occhi bendati, camminare per lo spazio operativo, fermarsi al segnale dell’Istruttore e cercare di definire la propria posizione rispetto al canestro, alle linee laterali, alle linee di fondo; aprire gli occhi e controllare la propria posizione.
2) Partendo dalla linea di fondocampo (posizione conosciuta), camminare e andare verso un obiettivo definito (es. il canestro); aprire gli occhi e controllare la propria posizione.
3) A occhi bendati eseguire esercizi di ball-handling: da fermi, camminando, correndo.
4) A occhi bendati palleggiare un pallone: da fermi (ritti, in ginocchio, seduti, proni, supini), camminando (in avanti, indietro, lateralmente a dx e a sx), correndo.
5) A occhi bendati palleggiare due palloni: da fermi, camminando, correndo.
6) A occhi bendati, effettuare un salto sul posto con una rotazione di 1/4 di giro (verso dx e verso sx), poi ½ giro, ¾ di giro e infine un giro completo; ogni volta aprire gli occhi e controllare la propria posizione.
7) A occhi bendati palleggiare un pallone saltando a piedi pari avanti e indietro, a dx e a sx.
8) Lo stesso esercizio palleggiando due palloni.
9) Saltare su un tappeto rigido a piedi nudi.
10) Lo stesso esercizio saltando su un tappeto morbido.
11) Saltare su un tappeto rigido a piedi nudi e tirare a canestro.
12) Lo stesso esercizio su un tappeto morbido.
13) Saltare a piedi nudi su un trampolino elastico.
14) Saltare su un trampolino elastico e tirare a canestro (di fronte, di fianco a dx e a sx).
15) A occhi bendati di fronte al canestro (posizione conosciuta); tirare da fermi, in elevazione.
16) A occhi bendati (partendo da una posizione conosciuta): eseguire un’entrata in terzo tempo (di fronte, da dx e da sx).
17) A occhi chiusi palleggiare (di dx o di sx) un pallone di Minibasket per lo spazio operativo, seguendo uno stimolo musicale e quando la musica si ferma ci si deve fermare e quando la musica riprende si deve continuare a palleggiare.
18) Lo stesso esercizio, palleggiando due palloni.
19) A coppie di fronte (a circa 2-3 mt. di distanza): A “bendato” deve passare (battuto a terra) il pallone a B (che lo chiama); dopo 2 o 3 passaggi invertire i ruoli.
20) A coppie: A “bendato” deve seguire B che palleggia liberamente (di dx o di sx) per lo spazio operativo; invertire i ruoli.
21) A coppie: A “bendato” deve cercare di toccare il pallone palleggiato da B (in uno spazio ristretto); invertire i ruoli.
22) Camminare su una panca e palleggiare a terra il pallone con la mano preferita (dx o sx).
23) Camminare su una panca “instabile” e palleggiare il pallone con la mano preferita (dx o sx).
24) A occhi bendati, partire da una posizione conosciuta, camminare in avanti seguendo una linea del campo; aprire gli occhi e controllare la propria posizione.
25) A occhi bendati saltare sulla pedana elastica, cercando di mantenere l’equilibrio.
26) Di fronte al canestro, a piedi nudi su una tavola oscillante, tirare a canestro.
27) Lo stesso esercizio a dx e a sx del canestro.
28) Di fianco al canestro, rotolare a dx (o a sx), rialzarsi, ricevere il pallone passato dall’Istruttore e tirare a canestro.
29) Lo stesso esercizio di fronte al canestro.
30) A occhi bendati, ritti di fronte alla parete (3-4 mt. di distanza): passare il pallone “battuto a terra” e cercare di riceverlo (braccia in avanti).
Conclusioni
Il principio base sul quale si fonda questa proposta di lavoro è di programmare gli interventi successivi in relazione alle risposte motorie dei bambini e alle loro sensazioni elaborate durante gli esercizi. Attivando il meccanismo dei feedback, si amplificano le informazioni propriocettive e si stabiliscono dei rapporti più stretti e duretti tra il bambino e il suo corpo (da fermo e in movimento).
L’entrata in contatto con il proprio corpo attraverso domande poste dall’Istruttore “Cosa hai avvertito nell’eseguire questo movimento?”, oppure “E’ semplice?”, o “Cosa è successo?”, presuppone un lavoro di tipo psicologico sulla fiducia e sulla stima tra il bambino e l’Istruttore.
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Prof. Maurizio Mondoni
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