Quando un bambino gioca a minibasket conosce lo spazio e il proprio corpo, ma noi istruttori siamo in grado di capire come apprendono? Sappiamo le differenze tra spazio topologico, euclideo e proiettivo? In questo articolo vi spiego tutto questo, oltre a darvi consigli, esercizi e giochi per la strutturazione dello spazio. Buon lavoro!!
Premessa
Lo spazio, come il tempo, è una delle proprietà oggettive fondamentali della materia. Una definizione enciclopedica (Rizzoli-Larousse) dello spazio (dal latino spatium) è quella di “estensione indefinita, luogo senza limiti, che contiene tutte le estensioni finite, in cui appaiono collocati i corpi”.
Nell’accezione filosofica e scientifica, lo spazio è “un’entità illimitata e indefinita, nella quale i corpi sensibili sono contenuti e si muovono”.
L’uomo non riesce a immaginare nulla al di fuori dello spazio e del tempo e la nostra costituzione biologica ci ha indotto a una rappresentazione dell’Universo, che ci fa considerare separatamente lo spazio e i corpi che in lui si trovano. Questo concetto di spazio permette un’efficace descrizione di molte proprietà degli oggetti (lunghezza di un segmento, distanza di due punti, area di una superficie, posizione di un punto rispetto ad un altro).
Tutte queste proprietà geometriche degli oggetti possono essere trasferite nello spazio, come sue proprietà indipendenti dagli oggetti specifici e si perviene così ad una descrizione precisa dello spazio tridimensionale o “euclideo”.
Le Scienze Motorie, i giochi-sport e il Minibasket
Anche le Scienze dell’Educazione Motoria si occupano dello spazio, perché il corpo dell’uomo, nel suo insieme è un volume che si muove in un campo definito e orientato. Durante il movimento del nostro corpo, ogni piccolo segmento ha una possibilità ottimale di spostamento, perciò la conoscenza dello spazio permette al movimento di orientarsi e organizzarsi, tramite la coordinazione e l’equilibrio. Nello stesso tempo, la strutturazione dello spazio, nell’uomo è frutto di dinamismi sensoriali, affettivi e intellettivi, che sono variamente sollecitati dal movimento.
La possibilità di compiere esperienze motorie da parte di un bambino, costituisce la base indispensabile per migliorare la percezione dello spazio (e del tempo) nei suoi molteplici aspetti. In tutti i giochi-sport di squadra e quindi anche nel Minibasket è importante educare nei bambini il concetto di spazio.
Possiamo distinguere 3 tappe fondamentali nell’educazione dello spazio:
1) il perfezionamento della precisione spaziale del movimento. In questa tappa non ha importanza la velocità esecutiva, ma è fondamentale la precisione del movimento in relazione allo scopo dell’azione e l’obiettivo principale è l’elementare soluzione del compito motorio nello spazio (rapporto topologico);
2) il perfezionamento della percezione spaziale attraverso i movimenti di coordinazione e di equilibrio che si possono effettuare in tempi brevi. In questa tappa si registra un’elevata attività di pensiero durante l’apprendimento e non una semplice ripetizione automatica del movimento;
3)il perfezionamento della capacità di eseguire movimenti precisi nello spazio (valutazione delle direzioni, della distanza, etc.). In questa tappa il bambino è capace di adattare e trasformare il movimento in condizioni spaziali che cambiano e in situazioni differenti. E’ una tappa aperta, nel senso che non si può mai raggiungere la fine, perché la valutazione e la rappresentazione dei rapporti spaziali, sono frutto dell’esperienza motoria e dell’intelligenza.
La percezione dello spazio nel Minibasket
La percezione è una delle funzioni psicologiche primarie da tenere in considerazione da parte dell’Istruttore Minibasket. I nostri sensi sono i cancelli che ci permettono di accedere al mondo esterno, di conoscerlo e ci aiutano a metterci in relazione con lui.
Il nostro organismo dispone di diversi mezzi per conoscere il proprio orientamento nello spazio, cioè la posizione del corpo rispetto alle coordinate spaziali.
I mezzi di cui il bambino si serve per effettuare queste valutazioni sono gli organi di senso, che trasmettono al Sistema Nervoso Centrale, sotto forma di eccitamenti, gli impulsi che gli giungono dal mondo esterno e dal proprio corpo. Gli impulsi sono organizzati, coordinati e associati dalle sensazioni posteriori della regione parietale inferiore (area 39 di Brodman) e dalle regioni occipitali dell’encefalo.
Gli organi di senso (analizzatori) interessati sono gli esterocettori (visivi 83%, uditivi 13%, tattili 1%), i propriocettori muscolo-tendinei e viscerali e i recettori labirintici. Disturbi o il mancato sviluppo funzionale di uno o più analizzatori, possono comportare una perturbazione nella percezione spaziale.
L’apparato visivo
La funzione visiva permette al bambino di valutare la situazione del proprio corpo rispetto al mondo esterno e quella reciproca degli oggetti circostanti (canestri, linee perimetrali, compagni, palla). Grazie all’apporto delle afferenze visive, è possibile costruire più rapidamente forme e distanze, perché attraverso la vista è possibile percepire più elementi simultaneamente.
Quando gioca a Minibasket il bambino deve tenere conto della sua posizione in campo, delle posizioni dei propri compagni, degli avversari e della palla.
Un punto importante da considerare è la percezione della profondità. Sebbene l’immagine retinica del bambino sia bidimensionale, l’immagine della profondità (distanza) è presente continuamente in noi (statura, altezza degli edifici, degli alberi, delle montagne, etc.), sempre con riferimento ad esperienze vissute.
L’apparato uditivo
Saper riconoscere la provenienza e la distanza di un suono attraverso un’attenta ascoltazione biauricolare, permette al bambino di dirigersi verso la fonte sonora, anche senza l’intervento di altre afferenze. E’ importante proporre esercizi-gioco a occhi chiusi, con i bambini che si spostano nello spazio, seguendo il suono di un fischietto, del tamburello, della musica o della voce dell’Istruttore.
L’apparato vestibolare
Il labirinto, situato nell’orecchio interno, è il principale apparato dell’equilibrio e da lui originano i riflessi che influenzano il tono muscolare e i riflessi posturali di tutto il corpo che regolano i movimenti del capo, registrando modificazioni nella direzione e nella velocità.
L’apparato cinestetico
Durante il movimento, si percepisce non solo il corpo nel suo insieme, ma anche i suoi segmenti che si spostano e si orientano nello spazio, gli uni in rapporto agli altri. Le informazioni che pervengono al S.N.C. permettono al bambino di controllare l’esatta posizione dei diversi segmenti corporei durante l’esecuzione di un gesto motorio (per esempio l’esatta posizione del braccio e dell’avambraccio durante un tiro a canestro).
L’apparato tattile
Gli organi tattili sono localizzati nella cute e nella mucosa degli orifizi naturali. Lo stimolo adatto ad eccitarli, è una pressione sulla cute in modo che sia lievemente stirata (per esempio prendere un pallone e manipolarlo).
Grazie a queste informazioni, è possibile percepire la forma e la superficie degli oggetti toccati (piccoli attrezzi, palle e palloni). L’apparato tattile assume un ruolo fondamentale, ai fini dell’orientamento spaziale, nel momento in cui vengono a mancare le afferenze visive.
Rappresentazione dei rapporti spaziali
La rappresentazione di “un qualcosa” si forma con la creazione di strutture mentali permanenti nel S.N.C. Nel corso dell’ontogenesi, la percezione e la rappresentazione dello spazio, avvengono gradualmente, perché alla nascita il bambino non ha sviluppato completamente il S.N.C. e pertanto tutti i possibili collegamenti si possono instaurare e si può nei primi anni di vita, giungere all’esatta rappresentazione di sé nello spazio.
La rappresentazione mentale di un movimento consente successivamente al bambino il passaggio dal simbolo del gesto al gesto propriamente detto.
La percezione (molto importante nella rappresentazione spaziale) è legata alla posizione dell’individuo immerso nello spazio (concetti di davanti, dietro, a destra, a sinistra, sopra, sotto).
La maturazione della capacità di rappresentazione dei rapporti spaziali, conduce il bambino dai 5 agli 8 anni, a superare i limiti connessi alla percezione (passaggio dal pensiero pre-operatorio al pensiero operatorio concreto, che si instaura tra i 7 e gli 11 anni).
Spazio topologico
I primi rapporti spaziali padroneggiati dal bambino sono di natura topologica, cioè dipendono dai concetti di vicinanza, separazione, inclusione, ordine (o successione spaziale) e continuità.
Un altro rapporto spaziale importante è la separazione, cioè due oggetti vicini possono essere considerati differenti, solo se manipolati. Il rapporto d’ordine e di successione permette al bambino di stabilire che oggetti vicini e separati possono essere posti gli uni dopo gli altri.
Un altro rapporto spaziale è quello dell’inclusione, che permette al bambino di situare un oggetto in un altro (esempio la palla in un cerchio o nel canestro). I rapporti topologici iniziali riguardano l’oggetto in sé e i suoi elementi costitutivi; il movimento fonda, pertanto, le sue basi sulla percezione.
Di conseguenza, è estremamente importante l’attività senso-motoria che trasformerà progressivamente l’universo percettivo del bambino e lo farà evolvere verso acquisizioni sempre più complesse.
Spazio euclideo
Lo sviluppo della consapevolezza e dell’organizzazione spaziale si evolve nell’uomo attraverso l’immagine mentale dettata dall’esperienza. Lo spazio euclideo è una coordinazione tra gli oggetti come tali, la cui forma più caratteristica è costituita dalla costruzione dei sistemi di coordinate, che non sono altro, nel loro punto di partenza, che una vasta rete estesa a tutti gli oggetti, in base a tre tipi di rapporti: sinistra-destra, sopra-sotto, davanti-dietro.
E’ grazie alla costruzione di questa rete, che i movimenti e le figure possono essere orientate nello spazio.
Spazio proiettivo
E’ la coordinazione degli oggetti, relativamente a punti di vista diversi. Questo sistema di riferimento non conserva ancora le distanze e le dimensioni come un sistema di coordinate, ma le posizioni relative agli elementi della figura o delle figure, le une rispetto alle altre.
Fino a 7-8 anni, il centro assoluto di riferimento per il bambino è il “proprio corpo” e parte da impressioni e sensazioni proprie. Verso il 7-8 anni, appaiono più definite le nozioni di destra e di sinistra in altre persone, mentre l’imitazione perde il suo carattere speculare.
Il bambino può organizzare il “suo spazio proiettivo”, cioè può situare gli oggetti gli uni in rapporto agli altri, secondo sistemi coordinati, dipendenti da determinati punti di riferimento significativi.
Rapporti tra lo spazio proiettivo ed euclideo
I due spazi (proiettivo e euclideo) si elaborano indipendentemente l’uno dall’altro e partono dallo spazio topologico. I bambini quando giocano, affrontano continuamente questo problema (esempio quando fanno rotolare o lanciano una palla da un punto all’altro del campo e cercano di colpire un oggetto, oppure quando tirano a canestro o quando passano la palla a un compagno).
La loro mira non è perfetta, perché non sanno percepire la distanza, non riescono ad essere precisi nel gesto, non sanno utilizzare bene la forza di rotolamento o di lancio per far arrivare la palla al punto prestabilito.
Percezione e rappresentazione del movimento nello spazio
Il bambino inizialmente recepisce dati spaziali in rapporto all’ambiente (mondo esterno) e dati spaziali in rapporto al proprio corpo. Il meccanismo di regolazione che consente l’adattamento tra il soggetto e il suo ambiente è costituito da due processi complementari e concomitanti: l’assimilazione e l’accomodamento (o aggiustamento).
L’assimilazione è l’integrazione di ciò che è esterno alle strutture proprie del soggetto.
L’accomodamento è la trasformazione delle strutture proprie in funzione delle variazioni dell’ambiente esterno.
La percezione del movimento nello spazio avviene attraverso tutte le informazioni sensoriali ricevute dal mondo esterno e dal proprio corpo, le cui componenti sono cinestesiche, tattili, statico-dinamiche, ottiche, acustiche, etc.
Il movimento non è altro che un cambiamento di posizione di tutto il corpo o di una parte dello stesso, riferiti allo stato di quiete di ciò che lo circonda (spazio).
Ciò aiuta l’Istruttore-Educatore a comprendere le difficoltà che i bambini incontrano nel prendere una palla al volo, nel lanciare la palla o un oggetto nella direzione voluta, nell’orientare il proprio corpo in situazioni dinamiche nuove e in altri termini, nell’apprendere un movimento nuovo.
Il processo di maturazione rappresentativo del movimento, segue quello della strutturazione spaziale.
La capacità di rappresentare mentalmente un movimento presuppone una rappresentazione visiva di carattere spaziale ed una rappresentazione cinestetica, che non è altro che la memoria dei movimenti eseguiti precedentemente (“cassetto della memoria”). La memoria visiva è fondamentale per la costruzione di un qualsiasi schema motorio da attuare (camminare, correre, lanciare, ricevere, saltare, afferrare, etc.).
La ripetizione del movimento consente al bambino di disporre di una serie di movimenti sempre più corretti, armonici ed economici. Compiere un movimento nello spazio significa essere in grado di trasferire a livello psichico una rappresentazione corretta dell’immagine che l’individuo possiede di se stesso (schema motorio) e dei rapporti tra il suo corpo e lo spazio esterno (schema spaziale).
Schema motorio e spazio
Lo schema motorio è la possibilità di movimento del proprio corpo e più schemi motori un bambino possiede, maggiori sono le sue possibilità di movimento nello spazio. Praticamente è la conoscenza che ciascuno ha del proprio corpo, in situazioni statiche e dinamiche, nel rapporto delle diverse parti tra loro e nei rapporti con lo spazio circostante gli oggetti e le persone.
Lateralità e spazio
Per lateralità si intende l’utilizzo abituale e in forma privilegiata di un emisoma del corpo rispetto all’altro e per essere ancora più precisi, l’uso abituale di una mano, di un piede, di un orecchio, di un occhio, posti sul medesimo lato del corpo, oppure su lati differenti.
La sua strutturazione inizia dai primi mesi di vita e termina attorno ai 7-8 anni.
Nello spazio che lo circonda, il bambino a 7 anni distingue generalmente un lato destro e uno sinistro, ciò che è posto davanti e dietro, sopra e sotto, in relazione al proprio corpo. Naturalmente tutto ciò permette al bambino di trasportare dette nozioni nel mondo degli oggetti e nel mondo degli altri (relatività dell’orientamento).
L’affermazione della lateralità e dell’orientamento spaziale, costituiscono grossi problemi per il bambino a 5-6-7 anni (per strada, in classe, in palestra).
La rappresentazione mentale della destra e della sinistra presuppone uno spazio proiettivo o euclideo; verso i 6-7 anni, quando il bambino avrà preso coscienza della differenza della sua destra e della sua sinistra (e l’avrà verbalizzata), potrà accedere ad uno spazio orientato a partire dal “corpo proprio”, moltiplicando le sue possibilità di azione.
La lateralizzazione permetterà al bambino di proiettare l’orientamento verso l’esterno e così facendo sarà favorita la direzionalità.
Relazione tra spazio e tempo
Il tempo non può essere considerato indipendentemente dallo spazio. Il movimento umano è un fenomeno che si svolge contemporaneamente nel tempo (durata e strutturazione temporale) e nello spazio (forma ed ampiezza).
Il saltare implica il controllo globale degli spostamenti del corpo e dei suoi segmenti nello spazio e nel tempo. Il bambino inizia a padroneggiare il rapporto spazio-tempo verso gli 8-9 anni, cioè quando riesce a trasferire le nozioni di destra e di sinistra negli altri e negli oggetti, indipendentemente dal proprio corpo.
La giusta percezione e la rappresentazione spazio-tempo, che implica ad esempio l’intercettamento della palla, oppure riceverla da un compagno, o il battere un avversario in palleggio, permettono di padroneggiare situazioni difficili e improvvise. Tutto ciò è possibile grazie a tutte le esperienze motorie vissute (esercizi, giochi, gare), che possono essere trasferite (transfert) attraverso l’astrazione e la generalizzazione dell’esperienza stessa.
Le principali forme di movimento (camminare, correre, saltare, lanciare, ricevere, etc.) in relazione allo spazio e al tempo, si collegheranno tra loro se i movimenti presentati saranno combinati tra loro (correre e saltare, correre e lanciare, correre e ricevere).
Consigli, esercizi e giochi per la strutturazione dello spazio
Nel Minibasket, migliorare la percezione spaziale significa contribuire a migliorare la costruzione della conoscenza dei movimenti che il bambino può compiere il proprio corpo.
Esempi di esercizi-gioco:
– manipolare attrezzi (palle e palloni di diverso tipo, bacchette, funicelle, ceppi, clavette, funicelle);
– saper riconoscere ad occhi chiusi oggetti posti in un recipiente;
– utilizzare stimoli differenti (visivi, uditivi, tattili);
– far eseguire sul pavimento o sui tappeti rotolamenti, capovolte;
– far percorrere (camminando, correndo) le linee perimetrali, le aree del campo di gioco;
– giocare a coppie (da fermi e in movimento);
– saltare nei cerchi in forma libera;
– correre per lo spazio operativo (a tutto campo, in una metà campo, in spazi ridotti), cambiando direzione, senso, velocità e cercando di non urtare i compagni;
– lo stesso esercizio, palleggiando con le mani (di dx e di sx);
– giocare a bandiera, giocare a prendersi, giocare a “libero fermo”, a “guardia e ladri”;
– palleggiare di dx e di sx a slalom tra i birilli (posti a distanze differenti);
– saltare per toccare un oggetto sospeso in aria, idem saltando in basso, in lungo;
– correre per lo spazio operativo, seguendo un ritmo musicale;
– arrampicarsi sulla spalliera, sul quadro svedese, sulla fune, sulla pertica, sul plinto;
– staffette, giochi di corsa, grandi giochi;
– esercizi semplificati.
Conclusioni
La strutturazione dello spazio rappresenta sul piano intellettivo e motorio la base indispensabile per il bambino per passare dalla fase della coordinazione grezza del movimento a quella fine.
Il bambino, grazie all’utilizzo degli analizzatori recepisce gli stimoli che provengono dall’esterno, conosce lo spazio e gli oggetti in lui collocati e successivamente si serve dei movimenti automatizzati per rappresentarsi lo spazio in cui si muove e associa questi orientamenti spazio-temporali ai movimenti; così facendo, arricchisce la sua coordinazione motoria con molte varianti.
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Prof. Maurizio Mondoni
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